Salgari Emilio - 1908 - Sulle frontiere del Far-West by Salgari Emilio

Salgari Emilio - 1908 - Sulle frontiere del Far-West by Salgari Emilio

autore:Salgari Emilio [Salgari Emilio]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: narrativa, Avventura
editore: bandinotto
pubblicato: 2012-10-16T09:57:59+00:00


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L’indian-agent, vedendo il terribile animale avanzarsi sul cornicione, così grosso da ostruire il passaggio perfino ad un cane di prateria, si era prontamente ritirato, prima, per sua fortuna, di essere stato scorto.

In un batter d’occhio aveva girato sui talloni e si era slanciato verso i compagni i quali stavano cercando affannosamente un antro aperto nella muraglia rocciosa che fosse così capace da contenerli tutti.

– Eccolo!... – esclamò, con voce rotta.

– Chi? – chiese Giorgio.

– Il grizzly.

– Non ti eri ingannato, dunque? – chiese Harry.

– No: ho udito altre volte il fremito di quelle brutte bestie sulla Sierra Verde ed anche sulla Nevada.

– Grosso? – domandò il gambusino.

– Enorme. –

In quel momento si udì la piccola indiana, la quale già da qualche istante teneva gli occhi fissi su una fenditura della parete rocciosa, gridare:

– Là dentro: vi è posto per tutti!

– Sarebbe una grande fortuna, – disse John, slanciandosi innanzi.

– Dentro!... Dentro!... – esclamarono gli altri.

A due metri dal cornicione s’apriva infatti una specie di nicchia contornata da alcuni magri nocciuoli selvatici, che pareva che s’addentrasse nella parete basaltica.

I quattro uomini in un baleno si spinsero lassù, aiutando Minnehaha, e si precipitarono dentro quel rifugio scoperto in così buon punto.

Non si trattava d’una caverna, bensì d’un crepaccio, aperto forse dalle acque, largo appena qualche metro e profondo due o tre.

Vi era però posto sufficiente per contenerli tutt’e cinque ed era già molto.

– Gettiamoci a terra, e se il grizzly passa senza accorgersi della nostra presenza, lasciatelo pure andare, – disse l’indian-agent. – Quelle bestiacce sono così solide da non essere atterrate nemmeno dopo di aver ricevuto sette od otto palle.

– Me lo hanno detto, – soggiunse Harry.

– Silenzio, anzi cercate di trattenere perfino il respiro. –

Spinsero Minnehaha verso il fondo del crepaccio e si stesero fra i massi che ingombravano il suolo, tenendo le canne dei rifles puntate verso l’apertura. Il gigantesco plantigrado si avvicinava, senza però affrettarsi troppo, a quanto pareva, poichè tardava a mostrarsi.

Forse faceva qualche sosta per mangiare delle bacche o delle nocciuole, essendo quegli animali assai ghiotti delle une e delle altre.

Di quando in quando si udivano alcune pietre rotolare nell’abisso. L’orlo del cornicione cedeva sotto l’enorme peso dell’orso o si sgretolava sotto le sue potenti unghie.

Ad un tratto i quattro avventurieri, i quali conservavano una immobilità quasi assoluta, udirono la rantolosa respirazione del colosso.

– Eccolo, – mormorò con un filo di voce l’indian-agent. – Fermi tutti. –

Il grizzly era giunto dinanzi alla nicchia. Si avanzava lentamente, curvandosi di quando in quando verso l’abisso molto probabilmente per vedere se vi erano altre bacche da raccogliere.

Già aveva oltrepassato il crepaccio ed i quattro avventurieri cominciavano a respirare un po’ più liberamente, quando John, che era il più vicino all’ingresso del crepaccio, lo vide fermarsi cinque o sei passi più innanzi e manifestare una improvvisa agitazione.

– Ci ha fiutati, – mormorò. – Dovevo aspettarmelo. Hanno troppo buon naso queste bestie.



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